News

16 Luglio 2024

Malattie associate agli inquinanti indoor

Le Malattie associate agli edifici o building- related illness (BRI) comprendono quadri patologici specifici, caratterizzati da una specifica etiologia (agente biologico o fisico o chimico).
Solitamente interessano una quota limitata degli occupanti di un determinato edificio e gli effetti sono a carico di:

  • apparato respiratorio
  • apparato cardiovascolare
  • cute e mucose esposte
  • sistema nervoso
  • sistema immunologico.

Recentemente si è concluso il progetto europeo EnVIE (2008) "European Coordination Action for Indoor Air Quality and Health Effects" che ha valutato gli effetti della qualità dell’aria indoor sulla salute della popolazione europea.
Il progetto, cui hanno partecipato anche gruppi di ricerca italiani, ha individuato quali sono le principali patologie causate o aggravate dall’esposizione a fattori di rischio indoor e ha indicato quali strategie adottare per ridurne l’impatto sulla salute della popolazione europea.

 

Le principali patologie legate all'inquinamento indoor

Le malattie allergiche (asma, alveolite allergica, congiuntivite, febbre da umidificatori, ecc.), rappresentano, nell’ambito delle patologie influenzate dagli ambienti indoor, un settore che pone problematiche del tutto particolari. In questo caso, infatti, l'effetto potenzialmente nocivo delle sostanze presenti nell'ambiente non è riferibile alle loro proprietà intrinseche, ma alla risposta anomala dell'organismo (di una quota di popolazione) che si sensibilizza nei confronti di sostanze allergizzanti. Gli allergeni non sono inquinanti, ma componenti "normali" dell'ambiente, privi di tossicità intrinseca.

L'aumentata propensione alle allergie ha reso pericolose alcune normali componenti biologiche del nostro ambiente di vita (un tempo innocue), quali: gli acari della polvere, i derivati del pelo e della saliva degli animali domestici, pollini e muffe. L’esposizione agli allergeni indoor può verificarsi sia nei luoghi pubblici (scuole, uffici e mezzi di trasporto) che nelle abitazioni.
È stato ormai ampiamente dimostrato che le patologie allergiche, quali l’asma, sono il risultato dell’interazione tra la predisposizione genetica dell’individuo e l’esposizione ambientale. Inoltre esiste l’evidenza di una relazione dose risposta tra l’esposizione ambientale ad alcuni allergeni indoor e la sensibilizzazione (presenza di anticorpi IgE specifici), nonché tra l’esposizione ambientale e lo scatenamento della sintomatologia allergica negli individui già sensibilizzati.

Nell’ambito degli ambienti indoor, gli agenti responsabili dell’insorgenza e dell’aggravamento di malattie allergiche o dell'asma includono agenti biologi e chimici.
Tra gli agenti biologici si annoverano gli allergeni prodotti dagli acari della polvere o provenienti da animali domestici, le endotossine prodotte da batteri gram-negativi, le spore e i frammenti fungini, le cellule batteriche e metaboliti microbici.
Tra le sostanze chimiche in grado di scatenare un attacco di asma vi sono la formaldeide e composti aromatici e alifatici. Inoltre è noto che l’esposizione al fumo è in grado di determinare la comparsa di sintomatologia asmatica.
Anche il particolato ultrafine, così come il fumo prodotto dalla combustione di legname e carburante rappresenta un fattore di rischio. Vi sono segnalazioni di una associazione tra la patologia asmatica e l’esposizione indoor a ftalati, a materie plastiche in generale ed a prodotti chimici risultanti dalla ozonolisi dei terpeni.

 

L'alveolite allergica estrinseca

Tale patologia consegue ad un'abnorme risposta immunitaria ad esposizioni ripetute a polveri organiche. Nei bambini viene osservata specialmente intorno ai 10 anni di età in forma prevalentemente subacuta. La cessazione dell'esposizione fa regredire il quadro clinico. Anche se l'impatto epidemiologico sulla popolazione italiana non è rilevante rispetto alle altre allergie respiratorie, tuttavia, essa riveste un notevole interesse in medicina del lavoro.

Febbre da umidificatore, indica alcuni episodi a carattere micro-epidemico, in cui è emerso il chiaro coinvolgimento dell'impianto di condizionamento, tuttavia l'agente eziologico coinvolto può rimanere sconosciuto, pur nell'ambito di allergeni, tossine batteriche, endotossine.

Tra le patologie determinate dall'esposizione ad agenti indoor, le forme più frequenti sono quelle che comprendono quadri clinici caratterizzati da effetti irritativi a carico della cute e effetti neurosensoriali che causano condizioni di malessere, diminuzione del comfort degli occupanti e percezione negativa della qualità dell'aria.
L'esposizione della cute o delle mucose di occhio, naso e gola a inquinanti aerodispersi può causare manifestazioni irritative a carico della cute nella sede di contatto.
I principali composti chimici responsabili di reazioni irritative sono: formaldeide e altre aldeidi, composti organici volatili (COV e sostanze presenti nel fumo di tabacco ambientale, fibre minerali artificiali.
L'intensità della risposta dell'organismo all'effetto irritante dipende anche da alcuni parametri microclimatici, quali temperatura ed umidità. Stime dell'OMS indicano che effetti sensoriali primari o secondari, espressione di disagio, si rilevano nei soggetti che risiedono nel 30% di tutte le nuove costruzioni.
Si tratta di  edifici moderni, dotati di ventilazione artificiale e di condizionamento dell’aria. Esempi di tali effetti di una certa rilevanza sono assenteismo, conflittualità, decremento della produttività. Sono legati alla presenza di inquinanti di varia natura (fisica, chimica e biologica) e/o all’alterazione dei parametri microclimatici.

 

Comfort ambientale e benessere termico

Il microclima assieme all’inquinamento chimico incide in maniera significativa sulla qualità degli ambienti indoor, influenzando significativamente il comfort ambientale e il benessere termico delle persone.
Una temperatura ambientale eccessiva, può associarsi ad un maggiore affaticamento sia fisico che mentale e può causare un’eccessiva perdita di liquidi dal corpo (soprattutto attraverso la sudorazione) con conseguente comparsa  di sintomi aspecifici (cefalea, scarsa capacità di concentrazione ecc).
E’ dimostrato che incrementi eccessivi di temperatura ambientale (associata a incrementi di umidità), come nel corso di un’ondata di calore, possono causare effetti sulla salute che comprendono sintomi che non arrivano all’attenzione clinica (ad esempio riduzione delle capacità fisiche e psichiche) fino ad effetti più gravi che possono determinare il ricorso al pronto soccorso, il ricovero in ospedale o causare la morte di sottogruppi più suscettibili, quali: anziani, malati cronici, neonati e bambini (0-4 anni).
Senza dubbio l’uso di aria condizionata è un fattore protettivo per questi sottogruppi di popolazione, tuttavia incrementare l’uso di questi impianti determina a sua volta un incremento dei consumi di energia  e di emissioni di CO2 in atmosfera.

La Sindrome da sensibilità chimica multipla (Multiple chemical sensitivity syndrome - MCS) o Intolleranza idiopatica ambientale ad agenti chimici (IIAAC) è un disturbo cronico, reattivo all’esposizione a sostanze chimiche, a livelli inferiori rispetto a quelli generalmente tollerati da altri individui, e in assenza di test funzionali in grado di spiegare segni e sintomi.
La reale esistenza e definizione di questa sindrome è oggetto di ampio dibattito a livello scientifico e al momento non vi sono ancora solidi parametri di riferimento per la diagnosi di tale patologia.
Generalmente la sintomatologia si manifesta dopo un'esposizione o una ritenuta esposizione ad agenti ambientali, spesso segnalata come percezione di uno o più odori; talvolta però non è dimostrabile una relazione temporale tra sintomatologia ed esposizione.
Il quadro sintomatologico, che in genere tende a regredire a seguito della rimozione dell’agente chimico implicato, comprende disturbi numerosi e aspecifici, a carico di più organi. Generalmente sono interessati il sistema nervoso e almeno un altro organo o apparato. Il quadro può presentare vari gradi di severità, dal solo malessere e discomfort fino a una grave compromissione della qualità di vita.
I sintomi più frequenti sono:

  • malessere generale
  • senso di stanchezza
  • turbe neurovegetative (nausea, tachicardia)
  • turbe neurologiche (mal di testa, vertigine, perdita di memoria)
  • turbe dell'umore (ansia, depressione, disturbi psichici vari)
  • dolori muscoloscheletrici
  • disturbi gastrointestinali e delle vie respiratorie.

La sindrome potrebbe essere legata a una condizione di suscettibilità individuale, piuttosto che alla tossicità delle sostanze.
Altre ipotesi ritengono che la sindrome sia caratterizzata da disturbi indotti da stress, sviluppati principalmente dalla sensazione di immediato pericolo per l'esposizione a sostanze sconosciute o che si tratti di una complessa sindrome psicosomatica. L’EPA (USA) ha segnalato che circa un terzo delle persone occupate in ambiente lavorativo chiuso, riferisce una particolare sensibilità a una o più sostanze chimiche comuni. Alcuni autori avanzano dubbi sulla reale esistenza di questa malattia come entità patologica a sé stante.